CANZONI


Mia mamma bambina

Reggio la rabbia esplode

Lo spaventapaseri

Spauraz (friuliano)

Allarmi siam digiuni

Llanto por Victor Jara

...

alcuni anni dopo...

Pensa con la tua testa

La forza

Tutto quanto il mondo

Senza trucco e senza inganno

Lasciatemi il mio ciuccio

La lumaca da corsa

Pappa la pappa

Viva i nonni

 

MIA MAMMA BAMBINA
Testo di Janna Carioli, musica di Sebastiano Giuffrida

Data storica quella dei decreti delegati, quando per la prima volta i genitori poterono entrare nella scuola a “dire la loro”. Anche mia madre ci andò. E mi raccontò, col cuore stretto, l’impressione che le avevano fatto quelle aule spoglie, con gli stessi tristissimi disegni attaccati alle pareti che c’erano nella sua scuola, quando lei era bambina. Le quattro stagioni, le lettere dell’alfabeto, la lavagna nera, la carta geografica… possibile non fosse cambiato nulla?

Mia mamma bambina, le guance di mela
Levava le scarpe andando alla scuola
Per farle durare più di una stagione
Se le rimetteva davanti al portone
Sputava sui gatti giocava a zaccagna
Correva sui sassi della cavedagna.

Le guance di mela, mia mamma bambina
Rubando sugli anni va a far la mondina
Pulisce nell’acqua con mano sicura
Però delle bisce ha tanta paura
E la sua maestra dopo le orazioni
disegna col gesso le quattro stagioni.

Mia mamma bambina le guance di mela
disegna le aste sul banco di scuola
la T come topo la B come banco
ma quella matita è più pesa di un tronco
e fuori dai vetri la vita reale
lei pensa che a casa si ammazza il maiale.

Trent'anni son lunghi, più lunghi di un viaggio
Quando la paura diventa coraggio
Mia madre ritorna sui banchi di scuola
E l’antica paura le prende la gola
Vicino c’è un tipo dall’aria distinta
Mia madre di classi ha fatto la quinta
E in fondo alla classe su due tabelloni
ci sono attaccate le quattro stagioni.

Con troppo coraggio non nasce nessuno
Ma la tua paura la usa qualcuno
E parla fra tanti, in silenzio perfetto
Metà in italiano e mezzo in dialetto
Domanda se è giusto che un voto in profitto
Divida chi insegna e chi deve star zitto
Perché questa scuola ci offra soltanto
Parole di carta inchiodate sul banco
E chi la fatica conosce a memoria
Sia scritto da oggi sui libri di storia.

torna su

REGGIO LA RABBIA ESPLODE
Testo di Janna Carioli, musica di Emal

Nel 1971 in Calabria ci fu uno scontro frontale fra Catanzaro e Reggio Calabria per la “conquista” della sede regionale. Non era solo campanilismo, erano quattrini. La destra investì grandi risorse nella propaganda. Fece giornali, manifesti, dischi che inneggiavano a “Reggio Capoluogo”. La sinistra locale non aveva una lira da investire così chiamò noi che, chieste le ferie dal lavoro, ci trasferimmo chitarre e bagagli da Bologna a Reggio Calabria per 15 giorni. Facevamo una media di tre concerti al giorno. Cantammo a Rosarno in una piazza deserta con le persone che guardano da dietro le persiane abbassate. A Taurianova, dove fecero saltare la porta di casa del sindaco democristiano perché aveva concesso il permesso per il concerto. Cantammo a Reggio nel quartiere di Sbarre mentre attorno a noi un gruppo di ragazzini di otto anni rovesciava automobili. I compagni della federazione comunista mi chiesero con insistenza di “scrivere una canzone che parlasse di quello che succedeva” ma a me questa canzone proprio non veniva e cantammo altro. Poi, scadute le ferie, tornammo verso Bologna. E nei 1500 chilometri che dividevano le due città vennero a galla ricordi, emozioni, come zattere di legno nell’acqua. Mentre guidavo, con un foglietto sul ginocchio, mentre Pasquale Greco strimpellava un ritmo sulla chitarra, nacque la canzone. A Bologna ci attaccammo al telefono. “La canzone c’è, ma non sappiamo se vi serve ancora”. “Mandatecela subito, fateci un disco!” La sera stessa trovammo una saletta di incisione e cantammo quattro pezzi con “buona la prima”. La settimana seguente un migliaio di 45 giri partirono per la Calabria. Non ne sapemmo più niente, finché un anno dopo, in treno, sentii nello scompartimento vicino che qualcuno cantava “Reggio la rabbia esplode”. Mi avvicinai , fingendo indifferenza, chiesi al gruppo di ragazzi calabresi che strimpellava sulla chitarra che cosa stessero cantando. “Ah, questa? E’ una canzone delle parti nostre.” . Naturalmente mi guardai bene dal dire che la canzone “delle parti loro” l’avevo scritta io. Il fatto che la considerassero “delle parti loro”era una medaglia al valore!

 

Reggio, la rabbia esplode la miccia brucia già
ma chi l'ha accesa sono gli stessi che vendon fame qua.
Il capoluogo serve alla D.C. e ai mafiosi
per ottenere ancora più potere di quello che hanno già.
Il sindaco Battaglia serve da copertura
dietro ha gli agrari, i proprietari tutta la mafia nera.
Non costa far promesse alla povera gente
che cosa importa se alla fine si fa scannar per niente.

Reggio la rabbia esplode
la miccia brucia già
ma chi l'ha accesa
sono gli stessi
che vendon fame qua.

Le barricate a Sbarre la gente spara già
spara miseria, spara la fame ma non sa contro chi.
Fascisti con le bombe mafiosi col potere
i proletari solo le braccia hanno da far valere.
Fascisti quelle bombe vi scoppieranno in mano
i comunisti alla violenza hanno risposto no.

Reggio, la rabbia esplode
la gente adesso sa
contro chi deve usare la rabbia
fascismo non passerà.

torna su

LO SPAVENTAPASSERI -
Testo di Janna Carioli musica di Paolo Mattotti

SPAURAZ (Friulano)
Janna Carioli - Paolo Mattotti - Gianluca Zanier
E la pace c’è sempre bisogno di cantarla. Finita una guerra ne comincia un’altra. Nasce così questa canzone “per tutte le stagioni” che prima è stata cantata in italiano, e diversi anni più tardi, è stata tradotta in friulano da Paolo Mattotti, autore della musica che la canta ancora nei suoi concerti. Ecco le due versioni.



Figlio non andare coi signori della guerra
l'arma che ti han dato puoi piantarla nella terra
è di legno buono potrà crescere un ulivo
quando fiorirà sarai di certo ancora vivo

Figlio puoi gettare la divisa che ti han dato
servirà di più nel campo appena arato
sopra ad un palo metterla con un cappello in mano
scaccerà gli uccelli che non mangeranno il grano

Lo spaventapasseri val più di un generale
difenderà il tuo pane e il tuo campo da ogni male
il generale invece sa piantare solo dolore
e sopra i nostri campi non ci nasce
neanche un fiore


Ti aj dite di no sta là cun la mari de la uère
l'arme ca ti an dat e va plantade ta la tière
l'é di len tant bon cal podarà cressi un ulîf
quanc'al sflorirà si tu saras ancjmo vif

Ti aj dite di butale la divise ca ti an dât
e val di pui tal cjamp co vin cumò tan ben arât
parsòre a un pal a viesti cun tal cjapel in man
scjàmparan i ucei e'l forment no mangjaran

El spauràz al val di plui d'un general
al pararà il to pan e il to cjamp di ogni mal
el general al sa piantà nome dolôr
parsore al nestri cjamp ne cres plui
nancje un flor

torna su

ALLARMI SIAM DIGIUNI
Parole di Janna Carioli, musica di Sebastiano Giuffrida
Erano i primi di giugno del 1971 quando Almirante si fermò all’Autogrill di Cantagallo, sull’Autostrada del sole. Forse non aveva considerato la poca distanza che c’era con Marzabotto e con sapeva che i 27 anni passati dalla strage non avevano ancora cancellato né l’orrore, né il ricordo della complicità dei fascisti italiani in quel massacro che aveva cancellato un paese intero. Così, quando un barista dell’autostazione vide Almirante avvicinarsi al banco per mangiare fece girare la voce e tutto l’autogrill si fermò in sciopero. “Né un panino né una goccia di benzina” fu il passaparola. E Almirante dovette andare a fare il pieno da un’altra parte. Naturalmente quella insolita forma di protesta sollevò grande scandalo e conquistò i titoli dei giornali per diversi giorni. Il risultato fu anche che 16 lavoratori dell’Autogrill furono denunciati e occorreva trovare denaro per il processo. Il nostro contributo per raccogliere soldi, fu incidere un 45 giri al volo col racconto di quella giornata e regalarlo ai lavoratori dell’autostazione. Il disco venne venduto “sottobanco” dagli addetti ai distributori e dai baristi. Si sparse voce che esisteva questa canzone e parecchia gente andava al Cantagallo apposta per acquistarlo. I sedici lavoratori incriminati furono assolti due anni più tardi.

 

Era giugno e faceva un gran caldo
Almirante affamato sbuffava
Di mangiare a Bologna sperava
E al suo autista ordinò di frenar
Fermò al Motta di Cantagallo
Per pranzare e per fare benzina
Ma il gran caldo di quella mattina
Per un pezzo dovrà ricordar
Coi suoi bravi sedette era stanco
Poi si alzò per andare nel bagno
Ma lo vide un barista compagno
E la lotta improvvisa scattò

“C’è Almirante” si sparge la voce
è arrivato coi suoi camerati
e si aspettan di essere serviti
ma oggi in bianco dovranno restar
Basta un cenno e tutti i compagni
Dal self service ai distributori
“Per fascisti e fucilatori”
gli gridavan “qui posto non c’è.
Marzabotto è ancor troppo vicina
Faccia presto ad alzare le suole
Nelle fogne può dir quel che vuole
Ma a Bologna non deve parlar”.
Fu così che schiumante di rabbia
Se ne andò la squadraccia missina
Pancia vuota e senza benzina
Cantagallo dovette lasciar

Era giugno e faceva un gran caldo,
ma che caldo che caldo faceva
Almirante affamato spingeva
nelle fogne a piedi tornò.
Ed adesso, com’è naturale,
“Il Carlino” offeso si lagna.
“Poc da fèr mo’ què a Bulagna
pr’i fasesta an’gn’è gnanc un panein.
(poco da fare, ma qui a Bologna,
per i fascisti non c’è nemmeno un panino)

torna su

LLANTO POR VICTOR JARA
Testo di Janna Carioli,
musica di Sebastiano Giuffrida
Gli Inti Illimani li conoscemmo a Berlino nel giugno del 1973. In Cile c’era il Governo di Unidad Popular e le canzoni degli Inti erano quanto di più coinvolgente avessimo mai ascoltato. Loro erano simpatici, scanzonati e bravissimi. Diventammo amici perché spartimmo un pollo durante le prove di un concerto. Anzi, per essere precisi, furono loro a spartirlo con noi che eravamo senza cena. Li rividi a Roma in ottobre, alla Pensione Varese, dove furono ospitati da compagni italiani per più di un anno, dopo che si erano trovati per caso in Italia quando in Cile si era verificato il Golpe. Avevano con sé solo le valigie e gli strumenti e tutte le loro famiglie erano rimaste in Cile. Nella stanza di uno di loro c’era una rivista latino americana, con una foto di un bel ragazzo ricciuto e moro. Era la prima volta che vedevo il viso di Victor Jara, il musicista che aveva scritto le più belle canzoni d’autore cilene. Era stato ucciso dai militari allo stadio di Santiago. Prima gli avevano spezzato le dita, perché non potesse più suonare, poi lo avevano ammazzato. Dentro lo stadio aveva scritto l’ultima poesia, mandata a memoria dai suoi compagni più vicini. Una poesia che non riuscì a terminare. I golpisti cileni non solo proibirono la vendita dei suoi dischi, ma distrussero anche le matrici. Le canzoni di Victor Jara, diventarono famosissime ugualmente e continuarono ad essere cantate dagli Inti Illimani dai Quilapayun e da gruppi come il nostro che impararono e tradussero le sue canzoni. Oggi lo Stadio Chile si chiama Stadio Victor Jara. Questa canzone fu composta dopo che gli Inti mi raccontarono cosa era successo al giovane dai ricci neri, che sorrideva dalle pagine di quella rivista.

Hanno ucciso Victor Jara
Libera voce del Cile
La sua voce era grido
La sua chitarra fucile.
Hanno ucciso Victor Jara
E gli han spezzato le dita
Per far tacer il coraggio
Gli hanno levato la vita

Gli hanno ammazzato il sorriso
E l’allegria e il dolore
E la dolcezza e la lotta
Il desiderio e l’amore

Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende

Hanno Ucciso Victor Jara
Libera voce del Cile
Ogni canto è già speranza
Ogni chitarra un fucile

Il grido di Victor Jara
Ora si chiama Miguel
Violeta Antonio Maria
Horacio Pedro Josè

Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende

torna su

  PENSA CON LA TUA TESTA
Testo: Janna Carioli Musica: Paolo Serazzi
 

Molti anni dopo, la voglia di comporre canzoni riaffiora. Questa volta i destinatari sono i  bambini.
All’interno di “Melevisione”, che scrivo assieme ad altri sette magnifici autori, ogni settimana c’è l’appuntamento con la musica. Canzoni semplici sia chiaro, ma la voglia di far germogliare un piccolo seme e  far funzionare la testa, rimane.

Pensa con la tua testa
E poi decidi, dai
Lo so che è un po’ più scomodo
Ma non ti pentirai

Pensa con la tua testa
non dare retta mai
a chi ti vuol convincere
perché gli servirai
E vai!!!
 
Non casca mica il mondo
Se sbagli un pochettino
Si sbagliano un po’ tutti
Può sbagliare anche un bambino
Non devi far la pecora
Che segue sempre il branco
E puoi gridare nero
Quando tutti dicon bianco

 Pensa con la tua testa
Se no saranno guai
Di gente troppo stupida
Ce n’è anche troppa sai

Pensa con la tua testa
Giura che lo farai
Così sarai più libero
Più libero che mai  
E vai!!! 

torna su

 

LA FORZA 
Testo di Janna Carioli musica di  Paolo Serazzi

 

Siamo in epoca di modelli vincenti. I maschi vogliono fare i calciatori e le bimbe le veline.  La televisione è portatrice malata di questi miti ed è difficile far capire ai bambini che si può essere vincenti e forti anche in altri modi.
Comunque, non rinuncio a provare.

La forza caro amico  anche non ci credi,
Non prende a pugni il mondo e non ti pesta i piedi
 
La forza quella vera sa fare una carezza
Non usa la violenza, è  fatta di dolcezza
   
Questa è la forza buona
Non quella che colpisce
Non quella che fa guerra
Non quella che ferisce
La forza è nei pensieri
E vive dentro al cuore   
Non è fatta di muscoli
La forza dell’amore!

Non è fatta di muscoli
La forza dell’amore
 
La forza di una mamma che non avanza un metro
Se vede che il suo bimbo è  stanco è  resta indietro
 
Gli rimane vicino e poi lo prende in braccio 
Perché la forza vera  è quella di un abbraccio  
 
Questa è la forza buona
Non quella che colpisce
Non quella che fa guerra
Non quella che ferisce
La forza è nei pensieri
E vive dentro al cuore   
Non è fatta di muscoli
La forza dell’amore!

Non è fatta di muscoli
La forza dell’amore  

torna su

  TUTTO QUANTO IL MONDO
Testo di  Janna Carioli –  musica di Aldo Valente
 

… e visto che scrivo libri, è naturale che mi venga di pensarla così:

SHIRIN
Che noia studiare, girare pagine
le volto in fretta, cerco un’ immagine.
Che noia le parole, scritte fitte
che ti guardano e se ne stanno zitte...

MILO
Non è vero che i libri non ti parlano
hanno mille voci che raccontano
basta ascoltarle,  con la mente aperta
e ogni storia, è  sempre una scoperta

SHIRIN
Sarà!

 MILO
Ma sì!
Ti accorgerai 
Quant’è bello e colorato
quello che i libri ti hanno raccontato
ti hanno raccontato…
Perché nei libri se leggi fino in fondo
ci trovi tutto quanto,
tutto quanto  il mondo. 

SHIRIN
Però che barba, i libri sono compiti
leggerli tutti fan venire i pizzichi.
Anche la sedia senti come scricchiola
contro i miei piedi che voglion correre
 
MILO
Però coi libri corri fra le nuvole
ci  trovi mondi inimmaginabili
e storie vere belle come favole
perché  la mente non conosce limiti.

 SHIRIN
Sarà!

 MILO
Ma sì!
Ti accorgerai 
quant’è bello e colorato
quello che i libri ti hanno raccontato…
Ti hanno raccontato.
Perché nei libri se leggi fino in fondo
ci trovi tutto quanto,
tutto quanto il mondo.

Ci trovi tutto quanto il mondo.

torna su

 
SENZA TRUCCO E SENZA INGANNO
Parole di Janna Carioli. Musica di Paolo Serazzi

Giocare per vincere, per diventare campioni, è giusto e gratificante…fino a quando non ci si dopa, ci si impasticca, si cercano scorciatoie.

Puoi anche vincere una corsa ma se bari
arrivi primo nella  gara  dei somari!
Correre è  bello, è una gioia, un’emozione
ed è la stessa per il brocco ed il campione. 

He! He! He! Puoi segnare un gol perfetto
senza spintoni e senza fare lo sgambetto 
Dai! Dai Dai! Usa solo la tua grinta
tu scoprirai che la partita l’hai già vinta!

Perché chi vince con l’inganno e con il trucco
non è sportivo,  è solo  un mammalucco!
Perché chi vince con il trucco e con l’inganno
vince un minuto….  Ma (poi) perde tutto l’anno!

In bicicletta puoi sembrare un velocista
e tutti applaudono il mago della pista
ma se usi un filtro hai perduto un’occasione:
non sei un mago, sei solo un imbroglione!

A qualche bullo piace fare il gioco duro
Ma senza regole non ha  nessun futuro
Con gli avversari  meglio stringersi le mani
Se perdi oggi… beh! Potrai  batterli domani.

He! He! He!
Perché chi vince con l’inganno e con il trucco
non è sportivo,  è solo un mammalucco!
Perché chi vince con il trucco e con l’inganno
vince un minuto….  Ma poi perde tutto l’anno! 

Perché chi vince con l’inganno e con il trucco
non è sportivo,  è solo un mammalucco!
Perché chi vince con il trucco e con l’inganno
vince un minuto….  Ma poi perde tutto l’anno! 

 

LASCIATEMI IL MIO CIUCCIO    
Testo di Janna Carioli. Musica di Paolo Serazzi  

 

 

Mangio con il cucchiaino
So saltare dal gradino
Non ho più il pannolino
Sono graaaaaande.

Però  però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Lasciatemi il mio ciuccio
Però però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Un altro po’

Bevo con il bicchierino
Dormo già nel mio lettino
Faccio cacca nel vasino
Sono graaaaande!

Però  però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Lasciatemi il mio ciuccio
Però però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Un altro po’
 
So usar lo spazzolino
Non sto più nel passeggino
Io non sono piccolino
Sono graaaande!

Però  però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Lasciatemi il mio ciuccio
Però però però
Lasciatemi il mio ciuccio
Un altro po’!

 


 

LA LUMACA DA CORSA  
 Testo Janna Caroli. Musica Paolo Serazzi

 

 

Io sono la lumaca
più veloce che c'é
la casa sulla schiena
é una casa da re

Gli occhietti sulle corna
se mi cerchi sono qua
non so restare ferma,
perché non mi va

E non mi prendi
neanche con la rincorsa
perché io sono…
una lumaca da corsa!!       

Io   corro cento all’ora
anzi a centotrè 
mi mangio l’insalata
col gelato e un bignè

Neanche l’aeroplano                                     
va più in fretta di me
perché son la lumaca
più veloce che c’è!
 
E non mi prendi
neanche con la rincorsa
perché io sono… 
sono la lumaca da corsa!!

 

DA PROGRAMMA BUMBI

  PAPPA LA PAPPA  
  Testo di Janna Carioli - Musica Paolo Serazzi
 

D'accordo, mangio la verdura, maccheroni, la frutta ma ognitanto....

Pappa la pappa
pappala tutta
con la verdura
la ciccia la frutta

Mangio l’ovetto
dentro il piattino
e nel purè
ci pianto il ditino

Ma quando è festa
oltre alla minestra
voglio…     
Le patatine fritteeeee! 

Pappa la pappa
di maccheroni
apro bocca
come i leoni 
 
Mangio le ruote
delle carote 
Verde verdura
non fai paura 

Ma quando è festa
Oltre alla minestra
Voglio…
Le patatine fritteeeee! 

  VIVA I NONNI  
Testo di Janna Carioli - Musica Paolo Serazzi 
 

I bambini creano con i nonni un legame insostituibile che è giusto sottolineare con una canzone

Il mio nonno è alto alto
Il mio nonno è piccolino
Il mio nonno è grosso grosso
Il mio è uno stecchino

Viva i nonni
che bella invenzione
Viva i nonni
gelato a colazione
Viva i nonni
che viziano si sa
Viva i nonni
Viva i nonni, urrà!

La mia nonna guida il camper
La mia nonna ha gli orecchini
La mia nonna ha la dentiera
La mia nonna ha gli occhialini.

Viva i nonni
che bella invenzione
Viva i nonni
gelato a colazione
Viva i nonni
che viziano si sa
Viva i nonni
Viva i nonni, urrà!

Se serve musicalmente si può mettere Evviva invece di Viva

indietro